Via della Seta: il blog dei ragazzi

“Se dovessi fuggire improvvisamente da casa tua, cosa porteresti con te?” - menzione speciale

Giulia P. 1F

Se un giorno dovessi lasciare la mia casa e prendere solo le cose a cui sono più affezionata, porterei con me, senza dubbio, il mio libro di storia dell’ arte perché sia conoscere l’arte del passato, che sperimentarne di nuova è molto stimolante per noi ragazzi – infatti, ti fa volare con l’immaginazione in mondi ancora a te ignoti, che portano dalla realtà alla creatività e leggerezza che un disegno fatto solo di figure astratte ti può trasmettere-. Poi, porterei con me, la mia divisa di pallavolo – la porterei perché dal momento in cui l’ho indossata, mi sono sentita parte integrante di una squadra in cui si vince o si perde, non per merito solo tuo ma anche di qualcun altro-. Ti insegna a non arrabbiarti se qualcuno sbaglia e a comprendere soprattutto i tuoi limiti e quelli degli altri. –Per me lo sport è coraggio, perché a volte si ha paura ad affrontare il proprio nemico più forte ovvero se stesso, ma lo sport insegna a sconfiggerlo e a non arrendersi-, è lealtà perché, bisogna sempre rispettare l’ avversario e infine è amicizia perché – è proprio vero- ti unisce e ti fa capire chi nel momento di difficoltà ti rimane accanto e chi invece ti volta le spalle. Poi, porterei con me un quaderno con una penna- perché io amo scrivere, sperimentare e mettermi in gioco utilizzando, anche parole che non conosco per creare testi che esprimano le mie sensazioni ed emozioni-. –Penso che scrivere aiuti a conoscere se stesso perché quando crei e riempi quelle pagine bianche come fa un pittore con la sua tela, ti vengono in mente sempre nuove idee che ti fanno scoprire le tue passioni-. -Inoltre, porterei con me una fotografia che mi ritrae con due delle mie amiche che sempre mi sono state accanto e che sono sicura non mi lasceranno. –Questa foto, che è sempre sul comodino della mia camera da letto, è molto speciale perché mi ricorda i momenti passati insieme che forse andando avanti nel tempo non vivremo più!- Infine verrà con me la cosa più importante legata alla mia nascita, ovvero, il mio peluche preferito che da sempre mi accompagna nel lungo viaggio della vita. E’ con me da dodici anni e spero di poterlo conservare fino a quando sarò grande. Mi fa pensare alla mia infanzia passata con lui a fare finta di essere la sua mamma e di prendermene cura, anche se poi era lui che si prendeva cura di me!- Ecco, queste sono le cose che porterei con me: cultura, sport, amicizia e ricordi di infanzia. Semplicemente la mia storia!

“Se dovessi fuggire improvvisamente da casa tua, cosa porteresti con te?” - vincitore

Anna P. 3B

Fumo. Fuoco. Urla. Mi guardo intorno e vedo strisce rosse lambire il letto. Sento voci indemoniate. Cerco di inquadrare la finestra, quasi completamente oscurata dal fumo, e oltre ad essa vedo delle sagome sfocate agitarsi, correre, gridare in preda al panico. I rumori esterni arrivano ovattati alle mie orecchie che riescono a sentire solo il crepitare del fuoco. Il mio primo pensiero è indirizzato all’origine dell’incendio e non tanto alle fiamme che attanagliano le coperte del letto e lentamente avanzano sinuose verso di me. Mi guardo intorno, vedo indistintamente la porta in legno d’acero ormai completamente bruciata: inutile tentare di fuggire per di là. Guardo la finestra, una valida via di uscita, sfortunatamente circondata da una miriade di fiamme. La sedia è oramai inesistente, sostituita da ceneri, tutti i miei abiti sono stati sbalzati fuori dall’armadio e lentamente si dissolvono. Nulla può resistere a questa forza della natura. Il fuoco brucia, incenerisce ma anche cucina; è un nemico ma anche un alleato. Oggi ha deciso di essermi contro e di aiutare il mio nemico. Mi decido, piuttosto che morire carbonizzata preferisco rimanere viva e soffrire. Mi preparo e scatto, un fischio nelle orecchie. Pochi metri che assomigliano a chilometri. Le braccia e le gambe cominciano a scottare. È troppo. Sporgo la testa oltre la finestra. L’aria è densa come dentro. Vedo donne, uomini, bambini che si sbracciano ognuno davanti alla propria abitazione in fiamme. I miei genitori pochi metri sotto di me. Esito, potrei morire, essere troppo avventata, ma poi ricordo: “meglio tentare e fallire, che non tentare affatto e fallire in partenza”. Mi decido. Le gambe tese, le mani tremanti. Salto … Apro gli occhi in un bagno di sudore, le mani tremanti, il cuore che batte all’impazzata. Solo un incubo. Nulla è reale, o almeno per me non lo è. Rifletto. E se fosse successo davvero? Sono giovane, una vita persa per niente; per colpa di una forza della natura che l’uomo non può comandare a suo piacimento, distruttrice che nel mondo colpisce senza compassione. Se avessi avuto un attimo per riflettere, cosa avrei fatto? Avrei preso una giacca, del cibo e dei soldi, oppure ciò che di più caro ho? Tante possibilità, ognuna con il suo particolare dettaglio, differente per ogni persona. Nella mia mente scorrono immagini, ricordi recenti e lontani che nella mia mente si sovrappongono. Un peluche morbido su cui affondo la faccia, probabilmente me lo porterei dietro: una consolazione, una fonte di affetto, un modo per scaldarmi. Può sembrare banale avere un peluche, infantile, ma sicuramente è peggio giocare sul computer con amici virtuali che tanto affetto, amore, calore e consolazione non danno affatto. Stessa cosa vale per un libro e, per citarne uno: “non si può vivere senza un libro, non si può affrontare una sala d’attesa, uno studio medico, una burocrazia, una coda in Comune senza avere in mano quel prezioso talismano, la porta sempre aperta verso mondi altri” (Antonia Arslan). Inoltre se è il libro giusto lo puoi leggere quanto vuoi senza mai stancarti. Ora, però, bisogna tornare alla realtà e considerare che, anche se l’affetto fa tanto bene, non possiamo vivere unicamente di esso. Ciò significa che bisogna pensare a strumenti reali ed utili. Il denaro non è necessario, perché potresti trovarti in un luogo in cui potrebbe servirti quanto un messaggio senza un modo per inviarlo. Una coperta e una scorta di acqua, la fonte della vita, di cui brulica lei stessa, con la sua mentalità singolare: è lei a decidere il suo corso, se deviare, se aiutare, se correre o se farsi usare. il cibo si può chiedere, trovare, cacciare, seminare, custodire; ma se si è in una situazione complicata non è facile svolgere nessuna di queste azioni. Meglio prenderne un po’ per sicurezza. In questo modo ho equilibrato l’astratto e l’esistente. Alcuni potrebbero essere legati interamente all’esistente e morire di solitudine, di sofferenza. Altri, al contrario, si legherebbero all’affetto per paura di dimenticare e morirebbero di fame, di sete, di freddo. Di sicuro nessuna di queste situazioni sarebbe utile alla sopravvivenza, bensì l’opposto: sosterrebbe la morte ad allungare le sue mani, avvicinarsi all’anima, per prenderla con delicatezza e allontanarla per sempre da un corpo oramai inerme. Ora se dovessi tornare nel mio incubo probabilmente prenderei il peluche, la foca, la coperta, cibo e acqua e solo allora salterei da quella finestra, con la speranza di poterne uscire viva.

“Se dovessi fuggire improvvisamente da casa tua, cosa porteresti con te?” - vincitore

Nicolò G. 2^E

Oggi parto. Non so come, non so perché, ma domani dovrò lasciare la mia casa e il mio paese. Mia madre dice che preferisce non spiegarmi il perché dobbiamo andarcene. L’unica cosa che mi ha detto è di fare la valigia. Non potrò portare molto, quindi dovrò lasciare qualcosa qui. Giro per la casa e mi guardo attorno. Mi sembra più grande del solito e improvvisamente piena di cose. Rovisto mentalmente tra l’infinita raccolta di oggetti che mi circondano e inizio la selezione. I miei occhi si dirigono su una foto di mio padre deceduto pochi giorni dopo la mia nascita. Quella è una delle poche foto dove lui è il protagonista indiscusso dello scatto, dove sembra che tutta la natura e gli agenti atmosferici fioriscano anche solo per un secondo. La voglio portare con me per avere almeno un ricordo di mio padre e perché temo che se non rivedrò più la sua faccia potrei sicuramente dimenticarlo e non voglio che questo accada. Poso la foto nella valigia. Mi guardo intorno e il mio sguardo, questa volta, si posa sui miei fumetti scherzosi e ironici di Simone Albrigi. Sono una passione piuttosto recente, ma ci tengo tantissimo e mi divertono molto. Essi sono le mie armi per far arretrare il temuto mostro quale è la noia che a poco a poco colpisce ogni singolo bambino e adulto del mondo e leggerli mi consente di accedere a una realtà differente da quella che vivo. Impilo tutti i fascicoli e, nel mentre, le mie pupille “scannerizzano” la stanza. Le pupille si arrestano e “mirano” la mia anatra peluche che, da piccolo, ho chiamato Fafà. Mi è sempre stata accanto nelle notti insonni ed è sempre stata la mia compagna di giochi. Da piccolo aveva il potere di farmi dormire e farmi sentire a casa dovunque andassi! Voglio portare con me Fafà perché tecnicamente è la rappresentazione sotto forma di peluche della mia spensierata infanzia, quando niente e nessuno poteva preoccuparmi, quando tutto per me era gentile e tranquillo. Quindi prendo Fafà per le ali e la appoggio all’interno della valigia. Poi, vado in salotto e prendo il mio cellulare appoggiato sul tavolo. Spero proprio di riuscire a mantenerlo acceso, così come spero di riuscire a tenere accesa la speranza di tornare un giorno a casa. Lo voglio avere con me perché al suo interno vi sono tutte le discussioni, gli annunci, le rivelazioni, le confessioni, le rassicurazioni, ma soprattutto i ricordi fotografici dei momenti passati con i miei amici e i miei parenti. Proprio per questo voglio metterlo in valigia, per tenermi vicino frammenti felici della mia vita. Quei momenti in cui ero veramente felice. E per felice intendo tranquillo, spensierato, sicuro e in un certo senso protetto da ogni possibile negativo accadimento. Ora non più. Ora bisogna scappare, e non capisco il perché. Ed è proprio questo che mi spaventa. Il non sapere da cosa. Infatti, la definizione di paura è proprio questa. La paura è una sensazione di timore delle cose che non si sanno, di cui si è incerti o si sa poco e che provoca quella angosciante sensazione di inquietudine dentro sé stessi. E in questo momento, posso affermare di avere paura.

“Se dovessi fuggire improvvisamente da casa tua, cosa porteresti con te?” - vincitore

CONCORSO DI SCRITTURA INDETTO DALLA BIBLIOTECA SCOLASTICA “SE DOVESSI FUGGIRE IMPROVVISAMENTE DA CASA TUA , COSA PORTERESTI CON TE?” Pubblichiamo i testi premiati in occasione della serata dell’inclusione avvenuta il 4 maggio scorso. Se hai voglia di lasciare un tuo pensiero basta andare alla fine del post e cliccare "Comments".

Davide C. 1C

Era arrivata la guerra: era arrivata e con le sue oscure grinfie, aveva distrutto tutto e ci aveva portato via quello che ci era più caro. Mi ricordo quando mio papà mi aveva detto nervoso e preoccupato: “Preparati. Fai in fretta, porta solo quello che ti sarà utile e che ti terrà in sicuro perché qui non lo è più”. Ci avevo riflettuto un po’ anche se l’orologio mi metteva fretta con il suo ticchettio lento e profondamente lugubre, alla fine avevo deciso. Non avrei portato vestiti, libri o altro, ma avrei portato la cosa che mi avrebbe aiutato ad andare sempre avanti: il mio sogno nel cassetto, quello di diventare un pianista. Quel sogno era l’àncora, il perno, il porto della nave della mia vita e a cui avevo dedicato tempo e lavoro. Quel sogno era speciale, è vero, mi era capitato di accarezzarlo di notte ma più che altro era un’aspirazione, una finestra sul futuro che si affaccia su una distesa colorata di fiori dal meraviglioso profumo dove c’è sempre il sole anche se fuori c’è la pioggia. Quel sogno era come un grande sacco che conteneva ricordi, gioie, vincite, traguardi e soddisfazioni ma anche delusioni, fatica, lavoro e arrabbiature. Quel sacco per me equivaleva a quello di Babbo Natale perché era sempre pieno di doni e di occasioni bellissime. La musica per me era proprio questo: il più grande regalo che i miei genitori mi avessero mai fatto, perchè mi trasmetteva serenità e felicità. Ma la cosa più importante era che quei momenti li avevo condiviso tutti con mio papà. Negli ultimi periodi mi era stato molto vicino e se la guerra lo avesse portato via, io almeno avrei sempre conservato una parte di lui nel mio cuore. I momenti più belli che ho condiviso con mio papà sono molti anzi, moltissimi. I più importanti sono sempre stati i viaggi: ci divertivamo, giocavamo, ci perdevamo e ci ritrovavamo. Quando sto con lui mi sento al sicuro e felice, a parte quando ci arrabbiamo, e stare con lui è una delle cose che preferisco. Il ricordo più bello è il mio primo concerto, a Venezia. Avevo suonato insieme con il mio amico Michele a quattro mani ma anche come solista. Ricordo l’impegno che ci avevo messo, gli odori, i suoni e le luci intense. Ricordo anche gli applausi e i complimenti caldi e sinceri, ma anche i minimi errori che avevo commesso. Quel sogno sarebbe stata la luce che mi avrebbe guidato tra il fumo, la fame e le tracce di distruzione che avrebbe lasciato la guerra. Io non l’avrei mai abbandonato perchè esso non avrebbe mai abbandonato me insieme alle persone che amavo. Il ticchettio dell’orologio continuava imperterrito mettendomi molta fretta. Ma ora non avevo più paura perchè nel mio cuore portavo amicizie, esperienze e mille emozioni che mi avrebbero sempre guidato.

Mostra "ri-fiuto la risorsa"

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caneCiao a tutti!!!! Giovedì 31 maggio 2018 alle ore 11.00 presso la biblioteca di Silea ci sarà l'inaugurazione della mostra "Ri-fiuto la risorsa" dove potrete vedere l'esito del percorso didattico che abbiamo svolto durante quest'anno scolastico sul tema dei rifiuti e raccolta differenziata. L'esposizione terminerà il 09 giugno......mi raccomando: venite numerosi!!!!! Vi aspetto. prof.ssa Mara Maccatrozzo

Invito alla mostra