Ciao a tutti! Lo studio di Dante ci ha ispirato....e così per gioco abbiamo provato a riscrivere la nostra "Selva oscura" :-) !
Buona lettura, ragazzi!
“I imbriaghi duri”, da“El vin divin” (Canto I versi 1-27)Autori: Riccardo Mulachiè e Enea Fava 2^EA SELVA IMBRIAGA Nel meso del camin dea me vitami ritrovai par el bosco de San Brusonchea via del Piave a iera smaria. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,esto vin rosso e aspro e forte,che nel pensier rinova l’ebreza. Tanto xe amaro che poco el è pi forte,ma par tratar del vin ch’i’bevvidirò del’altre marche ch’i v’ho scorte. Io non so ben ridir come m’imbriagai,tant’ iera pien de alcol a quel puntoche a via del’acqua abandonai. Ma poi, quando ‘rivai al coeolà,dove terminava chea botigliache me avea anebia el servel, vardai in alto e vidi che ero sbronzo,tutto imbriago duroche gnanca na caee in piè riuscivo ad atraversar. Eora l’alcolChe nea testa el battea, smise,ma danovo na botiglia i’presi e m’imbriagai. E come l’oste che con el naso rosso,varda indrio e vedeProsecco (queo DOC di Valdobiadene!), anca el me animo, che voea vin,se girò indrioe vide Valpolicella (Superiore Ripasso!) che imbriagò ogni gente.
Sensibilità, forza e amore: questi sono i tre concetti più importanti che sono stati sottolineati attraverso esibizioni, letture, interviste e coreografie, il 3 dicembre 2018, nella giornata internazionale delle persone con disabilità.
Come ogni anno c'è stata una manifestazione nell’ aula magna della nostra scuola dedicata a tutta la cittadinanza, che si è divisa tra i due momenti previsti, uno al mattino e l’altro al pomeriggio.
Dall' introduzione del Consiglio Comunale dei ragazzi fino al discorso finale del Dirigente Scolastico, si sono susseguite varie performance degli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria, i quali esibendosi, hanno fatto vivere al pubblico emozioni uniche. Inoltre, i prestigiosi ospiti che sono intervenuti, tra cui l’atleta paralimpico Oscar De Pellegrin, hanno condiviso con la platea la propria toccante esperienza di disabilità.
Grazie a questi momenti è emerso un senso di inclusione e di rispetto, che ha sottolineato come i nostri compagni diversamente abili non sono diversi…anzi probabilmente sono persone più forti e tenaci di altre.
Un enorme grazie a coloro che hanno organizzato l'evento e a tutti i partecipanti :-)
Elena A. 2^ E
Ridere, donare, divertirsi: questi sono i concetti chiave del concorso AVIS 2018-2019 di Silea. Come ogni anno, nella nostra scuola, si è svolta la premiazione di fantastici disegni, pieni di consapevolezza e passione, che gli alunni hanno realizzato su una traccia fornita. Ogni volta viene proposto un nuovo tema e quest'anno il titolo era “RISO FA BUON SANGUE”. Ognuno, con la propria creatività, ha eseguito un disegno a vignette dando poi un tocco personale: solo alcuni, però, hanno avuto l'onore di essere premiati. COMPLIMENTI ai vincitori, ma soprattutto complimenti a coloro che si sono impegnati per esprimere il messaggio trasmesso dall'AVIS, con un semplice ma importante disegno. Inoltre, i rappresentanti dell'associazione hanno voluto sottolineare un concetto molto significativo e cioè che non costa niente donare del sangue e questo gesto influisce in modo determinante sulla vita dei destinatari.
Non riuscirei a resistere per tutto il viaggio senza il mio diario segreto. L’ho sempre avuta questa strana necessità di dover mettere nero su bianco i miei pensieri, per liberare la mente, prendendo una penna in mano e scrivendo su una pagina parole, frasi, pensieri. La parte più bella arriva alla fine: una sensazione indescrivibile di libertà e pace che prevale su tutto. Senza tutto ciò non riesco a stare, anzi, non riesco a vivere in pace come ad ogni persona dovrebbe essere concesso. E la libertà non è concessa a tutti, altrimenti perché milioni di bambini, donne, uomini scapperebbero dalla loro casa? La mattina di Natale di uno dei miei primi anni delle elementari sotto l’albero c’era un oggetto diverso dagli altri per la forma. Una volta strappata la carta era apparso un diario segreto, il mio primo, vero diario. Brillava sotto il bagliore delle lucette dell’albero, o forse erano solo l’emozione e la felicità che facevano sembrare quel momento una specie di sogno. Da quel giorno in poi non mi sono più distaccata dal mio diario. Lo portavo ovunque e coglievo ogni volta l’occasione per scarabocchiare qualcosa. Ricordo perfettamente il giorno in cui ho riempito l’ultima pagina, era appena iniziata la prima media. Pochi mesi dopo per il mio compleanno ho ricevuto un altro diario, più piccolo, dentro cui custodisco tuttora la mia vita. Un altro oggetto senza cui non riuscirei a partire è un peluche di quando ero piccola, un orsacchiotto, un tempo con il pelo bianco, che mi era stato regalato dai miei nonni. Lo tengo sopra una mensola della mia camera dove, dall’alto, mi fissa con uno sguardo dolce e rassicurante. Un po’ come quando avevo tre anni, tuttora non riesco a separarmene, ci tengo troppo. Ogni tanto lo prendo in mano e lo stringo al petto. In quei momenti emergono ricordi, emozioni e momenti speciali che hanno caratterizzato la mia infanzia ormai passata da tempo. Ci sarebbero tanti altri oggetti che vorrei portare con me che mi farebbero venire in mente ricordi. Mi mancherebbero tante cose della mia casa, del mio piccolo rifugio nel quale mi sento protetta. La mia camera con le sue pareti gialle, il letto a castello, le mensole con i miei libri. Mi mancherebbe svegliarmi la mattina, aprire gli occhi e vedere come prima cosa gli adesivi a forma di stella attaccati sul muro che ogni sera mi fanno cadere in bellissimi sogni. Più di tutto mi mancherebbe il profumo che sa di casa, che mi fa stare bene e mi fa sentire serena, un profumo comparabile con nessun altro. Questi sono gli oggetti che mi mancherebbero se dovessi abbandonare improvvisamente la mia casa e la mia vita, come fanno tanti altri ragazzi della mia età e anche più piccoli ogni giorno.
Non si sa dove bisogna andare, si sa solo che si deve scappare . Mamma dice che sarà un viaggio che non dimenticherò mai e in cui vedrò il mare …. Io il mare non l’ ho mai visto . Né io né Lapy abbiamo mai sentito il profumo del sale, la dolce brezza marina, la sabbia che ti si incolla alla pelle, il rumore delle onde che si infrangono contro la costa… mai. Lapy è il mio unicorno di pezza, assomiglia ad una soffice nuvola di zucchero filato rosa che, con il suo sapore caramellato, ti addolcisce il cuore e ti fa scordare tutte le cose brutte. Me l’ ha regalato Bedin prima che partisse per la Turchia. -Quando sei sola, abbraccialo forte e ti sentirai subito meglio. - mi ha detto – Non dovrai mai essere triste, perché è come se un pezzo di me sia in mezzo alla soffice ovatta che lo rende così bello. Si, penso che Lapy verrà via con me a giocare con la sabbia bianca, sarà come stare con Bedin per l’ ultima volta prima del viaggio. La sabbia bianca, bianca come la vecchia coperta di cotone della nonna, calda e morbida: è il posto ideale per nascondersi dal rumore delle sirene d’ allarme che, sotto ad essa, si trasformano in qualcosa di lontano e innocuo . Porterò via anche lei, mi servirà per asciugarmi dopo il bagno nel mare blu, non si sa mai che io mi ricordi anche la canzone che la nonna mi cantava mentre mi ci avvolgeva. Il mare blu, blu come il libro di cucina italiana della zia Zeinab . Io e zia amavamo cucinare la pasta al pesto, solo che trovare gli ingredienti per preparare il sugo tipico genovese era un po’ difficile.. - Possibile che in un supermercato grande come questo non ci sia del basilico - diceva - Ora vado da Raouf e tiro giù tutti i pesti del paradiso !! Ogni venerdì, era la stessa storia e, ormai, Raouf si rifiutava anche solo di ricevere la zia per parlarle. Porterò anche il libro di cucina, magari dopo essermi asciugata potrei preparare una buona pasta con il pesto verde . Il pesto verde, verde come il maglione delle feste Non c’ erano feste senza i maglioni: io quello verde, zia quello rosa, mamma quello arancione e nonna quello viola . In realtà, dopo nemmeno mezz’ ora eravamo costrette a togliercelo per il caldo che c’ era e così l’ incantesimo festivo finiva con tante risate e tanto cibo. Prenderò anche il maglione, servirà a scaldarmi durante la nera notte. La notte nera, nera come il ricordo di papà. Di papà ho solo un ricordo sfumato, di lui vestito come un militare che mi abbraccia e mi saluta con la faccia bagnata di lacrime. In quel ricordo anche mamma piange e mi stringe forte al petto, come se fossi l’ unica cosa che le fosse rimasta … Quel ricordo, nella mia mente, è nero come la pece ed è solo tristezza. In quel ricordo sono presenti tutte le cose che partiranno con me. Ciò che porto via, verrà con me solamente perché io non mi dimentichi mai di papà e del fatto che si è sacrificato per salvare me, mamma, zia e nonna .